Il lavoro per il cambiamento
In un bene confiscato alla mafia, in Sicilia, è in corso un progetto che riscopre l’artigianato, offrendo opportunità di lavoro.
In un bene confiscato alla mafia, in Sicilia, è in corso un progetto che riscopre l’artigianato, offrendo opportunità di lavoro.
Fondazione CON IL SUD e Fondazione Vismara sostengono con 6,8 milioni di euro 17 nuovi progetti per la valorizzazione, soprattutto in chiave economica, dei beni confiscati al Sud.
A Sessa Aurunca, nel Casertano, è nato un Rural Social Hub nel bene confiscato “Alberto Varone”. Uno spazio dove perseguire lo sviluppo dell’agricoltura sociale e supportare startup del settore agricolo.
Il presidente della Fondazione CON IL SUD è stato intervistato da Giovanni Minoli nel corso della puntata dedicata a valorizzazione e riutilizzo in chiave sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
La strategia del settore dei beni confiscati di far leva sul voto col portafoglio dei cittadini e sulla disponibilità a pagare per la legalità è una scelta fondamentale che va approfondita ed arricchita per vincere.
Far diventare i beni confiscati da beni esclusivi in mano a pochi, a beni inclusivi, a disposizione di una comunità, dimostrando nei fatti che la legalità conviene.
In Italia sono oltre 23.500 gli immobili confiscati alle mafie, ma non si conoscono quanti sono utilizzati. Più di 3.500 le imprese confiscate, ma pochissime hanno ripreso l’attività. Da questo scenario di criticità nasce una proposta di “profonda” revisione di norme e strumenti di gestione per superare le attuali problematicità.
Due ricerche dimostrano l’efficacia e l’impatto dal punto di vista imprenditoriale e sociale sui territori ai quali sono stati restituiti i beni confiscati alle mafie.
I beni riutilizzati sono lo Stato che vince sulla mafia, sono la dimostrazione che questo è possibile e soprattutto che un modello alternativo di società e di economia è praticabile. Il problema è che, per evitare la disfatta, questi beni possono e devono essere recuperati e valorizzati, devono produrre valore aggiunto per i territori e cioè sviluppo e comunità.
Non è semplice colpire i mafiosi senza danneggiare l’impresa e coloro che di quella attività ne hanno beneficiato per via legale. Ma anche in questo caso si deve applicare lo stesso criterio utilizzato per le imprese legali che si sono comportate illegalmente, cioè bisogna separare la proprietà dall’attività.