La povertà ha mille volti. Chiamiamola come vogliamo, ma significa sempre una cosa sola: profondo disagio, che sfocia nell’esclusione. C’è la povertà economica, che è in prima battuta povertà alimentare ed educativa. E c’è ovviamente anche una povertà legata all’abitazione. La crescente emergenza abitativa e la necessità di trovare soluzioni efficaci per affrontarla sono spesso al centro del dibattito. Lo scorso anno, proprio in questo periodo fummo ospiti al Parlamento Europeo per parlare di housing sociale e il vicepresidente David Sassoli disse che “con oltre 120 milioni di persone a rischio povertà ed esclusione sociale, il tema dell’emergenza abitativa si presenta quanto mai attuale nell’Unione Europea. Un dato che fotografa a pieno la dimensione di un fenomeno, che rappresenta un’emergenza sociale per l’Europa e richiede interventi efficaci e innovativi. Alcuni indicatori sono allarmanti: il numero di persone in lista d’attesa; scarto tra domanda e offerta; numero esorbitante di giovani ancora nelle case dei genitori; crescente numero di alloggi sovraffollati.  L’housing sociale, inteso come le iniziative volte a sviluppare un’offerta di alloggi a prezzi accessibili e soluzioni abitative sostenibili, è un’urgenza politica.  In questo contesto, l’Europa non può dirsi estranea al tema delle politiche abitative accessibili e sostenibili. Le istituzioni pubbliche sono chiamate a disinnescare la spirale di speculazione nel settore immobiliare e dell’edilizia abitativa, colpevole di inasprire le diseguaglianze sociali. L’assenza o insufficienza di alloggi decenti non avviene per natura, e non è inguaribile”.

È bene chiarire ancora una volta che l’Housing sociale è una cosa ben diversa dall’Edilizia Residenziale Pubblica, quest’ultima studiata specificatamente per le fasce deboli; non stiamo parlando dunque di case popolari, per le quali è lo Stato che necessariamente deve provvedere a correre in aiuto di chi non ce la fa a dare un tetto alla propria famiglia. L’housing sociale però è un potente antidoto per contrastare le nuove povertà, perché svolge un ruolo importante nei confronti di famiglie “normali”, giovani coppie, famiglie monoreddito, anziani con pensione… e così via. Famiglie a cui spesso basta un evento inatteso per scivolare anch’esse nella povertà; un incidente, una malattia, la perdita di lavoro di uno dei due coniugi, la separazione tra marito e moglie…Quando una famiglia nel suo budget mensile deve tener conto di un affitto “pesante” come nella maggior parte dei casi, in una città come Milano, o anche altrove, non ha margini. Ma l’housing sociale è molto di più, è solidarietà tra le persone, buon vicinato, amicizie e condivisione; fattori che rappresentano a loro volta un potente antidoto contro povertà di altro genere, spesso legate alla povertà di relazioni umane.

Ma come soddisfare la crescente domanda di alloggi a prezzi accessibili in un contesto caratterizzato da minore disponibilità di fondi pubblici per le politiche abitative e mercati finanziari incerti? Servono una visione e un impianto robusti: la visione è quella che ha dato Fondazione Cariplo  quando circa quindici anni fa fece da pioniere, alla ricerca di un modello che potesse rispondere alle necessità di cui abbiamo parlato. L’impianto lo ha studiato la Fondazione Housing Sociale, nata proprio dall’intuizione della Fondazione Cariplo; il modello, che oggi è ormai diffuso, è stato via via condiviso ed irrobustito con enti pubblici locali, i governi e soprattutto con la Cassa Depositi e Prestiti.

Il primo fondo immobiliare etico ideato da Fondazione Housing Sociale, operante in Lombardia dal 2006, ha raccolto inizialmente 85 milioni di euro da investitori pubblici e privati ed ha oggi una dimensione di oltre 500 milioni di euro. Il successo del modello ha ispirato il Sistema Integrato di Fondi (SIF), introdotto dal Piano Casa nazionale nel 2009. Il SIF ha raccolto un totale di 3 miliardi di euro e attualmente è coordinato da un fondo nazionale, il Fondo Investimenti per l’Abitare (FIA), amministrato da CDP Investimenti Sgr. Con un ammontare di 2 miliardi di euro, il FIA investe in fondi immobiliari locali, gestiti da altre società di gestione del risparmio, acquisendo partecipazioni nei fondi locali nel limite massimo dell’80%. L’esperienza del SIF si colloca tra i più importanti programmi di investimento ad impatto a livello mondiale.  Oggi, a differenza di quando l’housing sociale ha mosso i primi passi, il quadro dei possibili strumenti finanziari è più ricco e include ad esempio le società di investimento a capitale fisso, o SICAF, recentemente introdotte nel nostro ordinamento. Rappresentano uno strumento finanziario, idoneo a raccogliere importanti risorse e una società capace di assicurare una governance più focalizzata rispetto alle politiche e ai progetti che si intendono implementare, valorizzando tutto quanto di buono è stato realizzato con il Sistema integrato dei Fondi dalla Cassa Depositi e Prestiti. Ma quali sono i risultati conseguiti dall’esperienza italiana fino a oggi? Più di 30 fondi locali approvati in tutta Italia e affidati a vari gestori. Numeri importanti che si traducono in un potenziale di oltre 270 progetti immobiliari, dal Trentino alla Sicilia, per 20.000 unità abitative e 8.500 posti letto in alloggi temporanei o per studenti, oltre ai relativi servizi di quartiere.

Tutto è improntato sulla filosofia per cui l’housing sociale non debba semplicemente offrire un posto in cui vivere, bensì favorire un nuovo modello di abitare. Al di là degli aspetti costruttivi, infatti, grande sforzo e attenzione vengono riposti nella dimensione sociale del luogo, concependo strategie, strumenti e servizi in grado di creare comunità vivaci e di promuovere stili di vita sostenibili. Sono profondamente convinto che l’esperienza italiana dell’housing sociale stia contribuendo sensibilmente ad un cambio di paradigma, rendendo i progetti di housing sociale un vero e proprio enzima per la rigenerazione urbana e delle periferie.

Il tema dell’abitare e della casa, per soddisfare un diritto sociale fondamentale per la vita e la dignità delle persone e delle famiglie, sono da tempo diventati centrali a livello europeo, tanto da essere indicati tra le priorità dei fondi strutturali nell’ultima programmazione. Dall’Italia e da una Fondazione che rappresenta l’eccellenza nella collaborazione pubblico privato e nella ricerca di soluzioni innovative, quale la Fondazione Cariplo, arriva una buona pratica.

Il futuro e la serenità delle persone si basa su tre fattori fondamentali e concreti: la casa, il lavoro e la salute. A questo proposito va sottolineato ancora una volta che l’housing sociale genera quello che noi chiamiamo welfare abitativo: case che muovono relazioni tra gli inquilini, costruendo una vera comunità tra vicini di casa.

La povertà, il disagio e il malessere spesso si insinuano come un grimaldello laddove non vi sono relazioni e una comunità capace di tenere insieme le persone. L’housing sociale che abbiamo in mente non riguarda solo i muri, ma soprattutto ciò che succede tra quelle mura, in quegli spazi condivisi, come un cortile, un giardino o una cucina gestita in comune da più famiglie che abitano nello stesso complesso.