È noto che tra gli effetti della recente crisi globale, vi siano l’acuirsi delle diseguaglianze, la polarizzazione tra la città dei ricchi e dei poveri (Secchi, 2013) e la drastica diminuzione delle risorse economiche ed umane investite da enti pubblici e privati nella rigenerazione del patrimonio esistente.

L’Italia ne è un caso emblematico. Secondo i risultati delle analisi dell’Ufficio Statistico dell’Unione Europea sul tasso di privazione sociale, l’Italia emerge come il Paese che conta, in valori assoluti, il maggior numero di poveri in Europa. I dati Istat (2018) rivelano che 5.058.000 di persone, cioè l’8,35%[1] dell’intera popolazione italiana, versa in una condizione di povertà assoluta[2]. Di questi, 3.300.000 sono residenti nel Mezzogiorno. Al contempo, il numero di abitazioni, spesso del tutto abbandonate e nelle quali non vive nessuno, sono oltre 7 milioni in tutta Italia (Istat, 2014).

Ciò che si evince meno chiaramente dai numeri è che la povertà rappresenta un fenomeno complesso e multidimensionale, legato non solo alla mera mancanza di reddito, ma anche alle limitate possibilità di partecipazione alla vita economica e sociale del Paese. Le molteplici sfaccettature della povertà si traducono nella difficoltà ad accedere ad un alloggio, ai servizi primari, alla possibilità di costruire relazioni umane e culturali all’interno di spazi condivisi e accessibili a tutti. Il tema del “diritto alla città” e dell’emergenza abitativa è più che mai attuale e nevralgico. Non è un caso che i soggetti più vulnerabili trovino i “luoghi dell’abitare” nelle aree derelitte attraverso pratiche di ri-appropriazione e di recupero informali e quasi sempre illegali.

A fronte della difficoltà da parte delle politiche pubbliche di affrontare queste problematiche, sono spesso gli attori del Terzo settore, quali associazioni, ONG, fondazioni private, gruppi di volontariato, i quali si fanno promotori di interventi di innovazione sociale[3] e recupero urbano.

Alla luce di ciò, quali sono le risorse in grado di affrontare il fenomeno multidimensionale della povertà, sperimentando, al contempo, nuove strategie di riattivazione del patrimonio immobiliare esistente? Come la collaborazione di enti del Terzo settore può generare processi inclusivi che garantiscono il diritto alla città?

“SottoSopra: Abitare collaborativo”, tra i progetti selezionati con l’Iniziativa Housing Sociale 2018 promossa da Fondazione CON IL SUD  e in corso nel quartiere di San Berillo a Catania, mette in campo risposte alternative a tali domande, intrecciando il problema del disagio abitativo con l’innesco di processi inclusivi di innovazione sociale e di rigenerazione urbana, in cui esponenti del Terzo settore giocano un ruolo strategico.

Il progetto “Sottosopra” nasce dalla collaborazione tra Oxfam Italia Intercultura, Trame di Quartiere, Comune di Catania (Dipartimento Politiche Sociali), Diaconia Valdese, SUNIA (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini Assegnatari), e The Hub Sicilia e ha ottenuto il finanziamento triennale per realizzare un alloggio sociale per nove posti letto e una caffetteria con servizi di vicinato all’interno di “Palazzo De Gaetani”, un edificio ottocentesco ubicato nel cuore di San Berillo, un quartiere che, per la grande quantità di immobili in stato di abbandono e per l’elevato numero di persone che vivono la strada in condizioni di disagio abitativo, ben manifesta le problematiche sopra descritte.

San Berillo fa parte del centro storico di Catania ed è stato oggetto negli anni ‘60 di un’operazione di “sventramento”[4] che ha portato alla demolizione di 24 ettari del suo tessuto urbano provocando la lacerazione del suo tessuto sociale, economico e produttivo.

Il lembo di San Berillo sopravvissuto si è tramutato per anni nell’immaginario collettivo nel “quartiere a luci rosse”[5] di Catania. Per via di ciò, i proprietari hanno gradualmente abbandonato gli immobili, le amministrazioni non hanno portato avanti progettualità né interventi di riqualificazione urbana e il quartiere si è di conseguenza tramutato in una sorta di “ghetto” che, seppure incastonato nel cuore della città, è percepito come periferico dalla cittadinanza.

È proprio in quest’area che circa il 60% del patrimonio immobiliare appare derelitto e versa in uno stato di estremo degrado e abbandono, mentre si è diffusa la pratica dell’abitare informale[6] da parte di soggetti a rischio esclusione. Negli stessi luoghi, dalla fine degli anni ’90 ai giorni d’oggi[7], sono sorte delle realtà associative che portano avanti azioni di auto-recupero e ri-appropriazione degli spazi, volte anche a facilitare le relazioni tra gli abitanti del quartiere.

Tra queste, dal 2015 opera Trame di Quartiere, un’Associazione di Promozione Sociale che sperimenta pratiche di rigenerazione degli spazi abbandonati partendo dall’intreccio delle relazioni tra le persone che vi abitano.

Oltre alle attività di start-up, quali passeggiate di quartiere[8] e laboratori tesi al racconto della storia e della memoria di San Berillo[9], Trame ha iniziato un processo di recupero di Palazzo De Gaetani[10], grazie alla disponibilità del proprietario ad affidare l’immobile in comodato d’uso gratuito e grazie alla cooperazione e al coinvolgimento di abitanti e di altre associazioni operanti nel territorio.

In questa cornice, l’Iniziativa di Housing Sociale si presenta come una buona occasione per lavorare su due obiettivi:

  1. migliorare le condizioni degli ambienti del primo piano in cui risiede una comunità di ex-senzatetto cercando, nello stesso tempo, di fornire loro strumenti per poter uscire dalla precarietà economica, lavorativa e abitativa;
  2. creare un luogo di incontro tra le diverse comunità che abitano il quartiere, fornendo anche una rete di servizi di vicinato per rispondere ai bisogni quotidiani.

A tal fine, partendo da un’accurata riflessione sul concetto di abitare un luogo, inteso come processo attivo e collettivo di trasformazione dello spazio, la rete di partenariato si è posto l’obiettivo, attraverso la realizzazione di alloggi al primo piano, di attivare una sorta di laboratorio abitativo volto a fornire ai beneficiari gli strumenti necessari a conseguire la propria autonomia lavorativa e abitativa, erogando una serie di servizi dedicati alle persone (orientamento e accompagnamento, inserimento lavorativo, intermediazione immobiliare etc.), per metterle nelle condizioni di poter costruire il proprio contesto abitativo e sociale.

Anche la “caffetteria”, al piano terra, si propone strategicamente di innescare occasioni di socializzazione e di fruizione del quartiere per residenti e non, grazie all’attivazione di servizi di vicinato quali: portineria sociale, bacheca per matching tra domanda/offerta di co-housing solidale, scambio servizi tra abitanti del quartiere e della città, mediazione legale, sanitaria e occupazionale.

In particolare, “SottoSopra: Abitare collaborativo” si articola in otto azioni:

  1. gestione e coordinamento: istituzione di un comitato di coordinamento, composto da un rappresentante per ciascun partner, che supervisioni e supporti la programmazione e l’organizzazione delle varie attività del progetto;
  2. recupero e creazione di nuovi alloggi e spazi condivisi: “Palazzo De Gaetani” sarà oggetto di un’importante opera di ristrutturazione attraverso interventi di miglioramento sismico, di messa in sicurezza della corte interna, di recupero di due vani al piano terra destinati alla caffetteria e di realizzazione di 15 vani da destinare all’housing sociale;
  3. housing sociale: il primo piano ospiterà persone in condizioni di vulnerabilità che saranno supportate nel percorso di co-abitazione e nel progressivo raggiungimento di autonomia lavorativa e abitativa da un team multidisciplinare;
  4. abitare attivo: i nuovi abitanti dell’housing e gli abitanti del quartiere verranno coinvolti in un percorso di partecipazione attiva nella costruzione del proprio contesto abitativo, attraverso la co-progettazione e co-creazione di spazi condivisi;
  5. scelte consapevoli: i beneficiari dell’housing sociale saranno accompagnati da un gruppo di esperti nell’attivare risorse relazionali che favoriscano la capacità dell’individuo di affrontare le proprie scelte con consapevolezza e autonomia, facilitando l’integrazione e l’inserimento socio-economico nel sistema sociale;
  6. caffetteria sociale: adiacente e in collegamento con gli spazi già utilizzati dall’associazione, essa sarà uno spazio aggregativo e di scambio in grado di rafforzare reti di prossimità a livello locale;
  7. intermediazione immobiliare-mediazione abitativa: ai fini della fuoriuscita dalla condizione di precarietà abitativa, i nuovi abitanti saranno guidati da un team tecnico che favorirà l’incontro tra domanda e offerta sul mercato privato;
  8. monitoraggio e valutazione: per tutta la durata del progetto verrà attivato un organo dicontrollo dello stato di avanzamento delle attività e di verifica della sostenibilità economica delle azioni di progetto, che effettuerà la valutazione dei risultati ottenuti, in funzione degli obiettivi iniziali.

Il progetto è ufficialmente iniziato a maggio 2019 e, ad oggi, si è costituito il comitato di coordinamento (azione 1) ed è già in corso il recupero e la creazione degli alloggi condivisi (azione 2). La fase di progettazione esecutiva sta volgendo a termine, così come le procedure relative al temporaneo trasloco degli attuali occupanti del primo piano. Nei prossimi due mesi sarà quindi aperto il cantiere di “Palazzo De Gaetani”.

Gli elementi innovativi progettuali rilevati sono i seguenti: 

  • il progetto parte dall’ascolto del territorio e delle fragilità in esso presenti;
  • la rete di partenariato è stata strutturata partendo dalle competenze necessarie ai fini della costruzione del progetto;
  • il modello abitativo si fonda sulla relazione tra individui e spazio e tra individui e comunità del quartiere;
  • un immobile storico, in forte stato di degrado, viene recuperato per destinarlo ad attività di impatto sociale per mano di soggetti del terzo settore.

Condiviso il forte obiettivo di contrastare la povertà multidimensionale attraverso la proposta di un modello innovativo di abitare che renda le persone attive nella creazione del proprio contesto di vita e che sia associato al recupero collettivo degli spazi degradati, è chiaro che il passaggio da progetto ad azione diventa una sfida necessaria non solo a San Berillo, ma in tutte le realtà urbane in cui ri-abitare il patrimonio esistente diventa un’opportunità per garantire il diritto alla città.


[1] Calcolo fatto in base alla popolazione italiana 2017 pari a 60.483.973 (dati ISTAT, 2018).

[2] “La soglia di povertà assoluta rappresenta il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia, definita in base all’età dei componenti, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza” (definizione ISTAT, 2018, Report Statistiche sulla povertà: pag. 9).

[3] Per “innovazione sociale o innovazione radicale si intende quella capacità di più soggetti che collaborano di risolvere un problema guardando a questo in maniera radicalmente differente, un problema che sarebbe stato invece difficile o impossibile da risolvere usando un approccio tradizionale” Manzini E (2015) Design. When Everybody Designs. An introduction to Design for Social Innovation, London: MIT Press Cambridge: p.13-14.

[4] Una ricostruzione della formazione e delle operazioni di sventramento del quartiere di San Berillo è in: Busacca P., Gravagno F. (2003) L’occhio di Arlecchino. Roma: Gangemi Editore.

[5]La prostituzione è stata sempre presente a S.Berillo. Tuttavia le sex-workers continuarono a risiedere presso le “case chiuse” fino alla promulgazione della Legge Merlin (1958) in seguito alla quale si riversarono sulla strada o presso abitazioni private, concentrandosi sempre più nel fazzoletto del S.Berillo Vecchio sopravvissuto alla demolizione.

[6] Sulle pratiche informale di abitare lo spazio di San Berillo, vedi: Lo Re V.L. (2018), L’informalità del cambiamento urbano. Pratiche e progettualità dell’abitare nel quartiere San Berillo di Catania, in Vol.8, n°15/2018 di “Cambio”, pp.99-112.

[7] Una ricostruzione storica e mappatura degli attori sociali presenti nel quartiere di San Berillo è presente nella seguente pubblicazione: Gravagno F., Privitera E., La costruzione di un deutero-laboratorio tra auto-recupero, conflitti e voglia di comunità nei luoghi del quartiere di San Berillo a Catania, in Atti del XXI Conferenza SIU – Società italiana degli Urbanisti- “Confini, movimenti, luoghi. Politiche e progetti per città e territori in transizione”, 7-8 giugno 2018, Firenze.

[8] Per info sulle passeggiate di quartiere, vedi: Privitera E. (2018), Jane’s Walk a Catania, Passeggiando nel quartiere di San Berillo, Urbanistica Informazioni, ISSN: 22394222, disponibile nel seguente link: http://www.urbanisticainformazioni.it/IMG/pdf/elisa_privitera.pdf. Vedi anche: https://www.youtube.com/watch?v=5wZSaDI-wCI&t=11s

[9] La realizzazione di due San Berillo WebSerie Doc I e II ne sono un esempio:  https://www.youtube.com/channel/UCXNZYy02WdT1K6hYpRjbL6g/playlists

[10] Sugli interventi di recupero a Palazzo De Gaetani vedi: Gravagno F., Privitera E., Pappalardo G. (2018), Experimental self-recovery practices in the district of San Berillo in Catania, Atti del 4° BRAU – Biennial of Architectural and Urban Restoration, 19/20 Aprile 2018, ISBN: 978-88-909-1165-1. Altre info possono essere trovate nella Webserie Doc II al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=LbqVll1SfDM&t=34s