Non posso che partire dall’emozione che si prova nell’entrare in un archivio, l’emozione che io ho provato quando ho scoperto il mio primo archivio, l’Archivio Flamigni. Facevo le mie ricerche per la tesi sul caso Moro e decisi di intervistare Sergio Flamigni, uno dei più attenti ricercatori della verità sul caso Moro.

Flamigni è un ex senatore comunista che per tutta la vita ha lavorato per la costruzione della democrazia sin da quando era partigiano, raccogliendo documentazione preziosa, avendone cura così da permettere a tutti di poterla consultare. Tanti fatti accaduti che hanno attraversato la nostra Repubblica, dalla caduta del fascismo agli anni a seguire, che hanno agito per fare in modo che la nostra democrazia non tenesse: la strage di Portella, le stragi dimenticate, le stragi più importanti come quella di piazza Fontana, le stragi sui treni, alla stazione di Bologna, l’omicidio di Aldo Moro, di tutti questi avvenimenti e su molto altro, l’Archivio Flamigni conserva la documentazione.

Gli archivi hanno in sé un potere enorme e si può davvero parlare di “potere”, se si riesce a capire veramente che quando si distrugge un archivio, quando viene falsificata o sottratta la documentazione, si corre il rischio dell’oblio che è uno dei rischi più gravi per la ricostruzione della nostra storia e della nostra identità. E a volte per compiere questo basta anche solo sparpagliare le carte, rendendo difficile la ricognizione dei fatti.

Così è successo per la strage di Portella, di cui l’Archivio Flamigni conserva tante tracce così come della storia del terrorismo in Italia, di tanti omicidi di uomini e donne impegnati affinché la Costituzione fosse realmente applicata nel nostro Paese. Ma il nostro archivio ovviamente non conserva la totalità della documentazione su questi fatti, per questo abbiamo deciso di realizzare un censimento nazionale delle fonti del terrorismo, della violenza politica, le stragi, la criminalità organizzata e le mafie a partire dalle fonti a noi note.

Questo censimento è stato molto importante soprattutto perché ha permesso la nascita della Rete degli archivi per non dimenticare, una rete composta di istituzioni archivistiche e cittadini che hanno conservato documenti negli archivi privati assolvendo a un ruolo di supplenza istituzionale; la Rete ha realizzato un portale tematico ospitato sul sito del Ministero dei beni delle attività culturali e del turismo, attraverso il quale approfondire la conoscenza di questi eventi.  Il nostro censimento ha permesso di rintracciare i documenti originali conservati dalle istituzioni a partire dalle copie, in alcuni casi senza successo, in altri casi invece riuscendo nell’obiettivo di rintracciare l’originale.

Quando ho conosciuto Paolo Benvenuti e Gaetano Giunta, insieme a Manuela Claudiani, inevitabilmente abbiamo pensato che censire su Portella tutto quello che esisteva sul territorio siciliano e non solo, fosse un’operazione importante e di verità, un’operazione di responsabilità che ognuno dovrebbe assumersi dal momento che la documentazione è un bene comune e altrimenti si tornerebbe indietro di decenni a quando la conservazione e la consultazione delle carte era una prerogativa di pochi.

Partire dalla strage di Portella della Ginestra non vuol dire cercare solo la documentazione su Portella, perché non bisogna dimenticare innanzitutto che in Sicilia sono stati uccisi centinaia di uomini e donne, ci sono state stragi per cui non sono stati neanche aperti i procedimenti giudiziari, e poi non bisogna dimenticare che la mafia non è una questione siciliana. Da queste considerazioni nasce il progetto Terrorismi e mafie: una storia ancora da scrivere, sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD insieme alla Fondazione di Comunità di Messina e alla Fondazione Cariplo.

Il progetto è iniziato in Lombardia, dove da diversi anni si lavora per la digitalizzazione delle carte giudiziarie, con l’obiettivo di rendere questo materiale più funzionale alla consultazione; invece in Sicilia è iniziato il censimento della documentazione sulle mafie conservata negli archivi dei tribunali. Nord e sud, quindi, con un unico obiettivo finale: leggere contemporaneamente i contesti, perché quello che accade in Sicilia a Portella della Ginestra non può essere letto fuori dal contesto del dopoguerra, non può non essere messo in relazione con alcuni processi che avvengono nel nord e nel centro Italia.

Le indagini giudiziarie sono ovviamente frammenti di verità, che però sono in grado di dirci tanto se letti tutti insieme e se gestiti con criteri archivistici. Per questo credo fermamente nell’importanza della carta e nella necessità di rintracciare la documentazione.

La falsificazione della storia purtroppo è uno spettro e io sento di poter dire che il nostro progetto, per come è stato concepito, è molto importante per prevenire questo rischio.

Ci sono tre parole che mi stanno a cuore: memoria, bellezza e innovazione. La memoria che non può prescindere dalla documentazione e dalla scientificità del trattamento della documentazione. La bellezza: penso infatti che gli archivi siano una cosa meravigliosa perché quando i documenti diventano vivi, per forza di cose tutti sentiamo la loro bellezza. Infine l’innovazione, realizzata in modo razionale. L’archivio sulla strage di Portella di Ginestra mette insieme tutto questo per far amare un po’ gli archivi alle persone che non li conoscono e far vedere che possono essere il motore che accende la relazione tra il pensiero critico e la bellezza.

 

APPROFONDIMENTO

a cura di Simona Raccuia, archivista del Centro documentazione Archivio Flamigni

L’Archivio Flamigni ha avviato il censimento della documentazione relativa alla strage di Portella della Ginestra con l’obiettivo di fornire uno strumento di supporto agli studiosi e a quanti sono interessati all’approfondimento della vicenda.

In termini archivistici il “censimento” è una rilevazione di tipo generale, sommaria e provvisoria, di informazioni sintetiche riferite ai complessi documentari, ai soggetti che li hanno prodotti, agli enti e istituti che li conservano. I dati acquisiti in fase di censimento, una volta rielaborati e approfonditi permettono l’elaborazione di una guida, lo strumento di ricerca utilizzato dagli studiosi.

L’analisi è stata condotta grazie al contributo e al sostegno dell’Archivio di Stato di Viterbo, a partire dal patrimonio conservato presso l’Archivio Flamigni, proseguendo per l’Archivio di Stato di Viterbo, allargando poi lo sguardo ai conservatori della pubblica amministrazione, agli istituti culturali e alle associazioni.

Bisogna innanzitutto ricordare che la strage di Portella della Ginestra non rientra nelle disposizioni stabilite dalla direttiva Renzi (2014) per la declassificazione e il versamento all’Archivio centrale dello Stato degli atti prodotti dalle amministrazioni centrali e periferiche sulle stragi dal 1969 al 1974.

Di seguito si riportano sinteticamente i dati della prima rilevazione:

  • Centro documentazione Archivio Flamigni:

Fondo Sergio Flamigni, membro della commissione antimafia durante la V–VI legislatura (1968-1973) e successivamente nella VIII (1982-1987).

Atti dei lavori della Commissione antimafia – V legislatura (1968-1972) presieduta da Francesco Cattanei (Dc), Girolamo Li Causi vicepresidente (Pci), tra gli altri la Relazione sui rapporti tra mafia e banditismo in Sicilia (1972).

Atti parlamentari e Rassegna stampa della Commissione antimafia – VIII legislatura (1982-1987).

Rassegna stampa della Commissione parlamentare sul terrorismo e le stragi 1991-2001.

Fondo Angelo La Bella (in copia), politico e studioso, autore con Rosa Mecarolo del volume “Portella della Ginestra. La strage che ha cambiato la storia d’Italia” (2003).

Atti del processo di Viterbo, dispositivi di appello e cassazione, quotidiani e periodici a partire dai giorni successivi alla strage, poi lo svolgimento delle udienze di primo grado, interviste, fino agli anni Duemila, materiale iconografico, atti desecretati della Commissione antimafia nel 1998.

Archivio del Centro documentazione. Interviste e testimonianze di familiari delle vittime e dei componenti della banda Giuliano, sopravvissuti alla strage, realizzate nel 2006 dall’Università di Palermo, in collaborazione con la Soprintendenza archivistica della Sicilia.

  •  Archivio di Stato di Viterbo:

Tribunale di Viterbo. Processo alla banda Giuliano (1951-1954)

Fondo Angelo La Bella (originale)

  • Archivio centrale dello Stato

Gabinetto del Ministero dell’interno 1950-1952

Ministero dell’interno. Ispettorato generale della pubblica sicurezza in Sicilia

Ministero dell’interno. Arma generale dei Carabinieri

Fondo SIS (Servizio Informazioni e Sicurezza)

  • Archivio storico Camera dei deputati

Assemblea costituente, interrogazioni del maggio 1947

  • Tribunale di Roma. Corte di assise di appello di Roma

Processo di appello alla banda Giuliano

  • Istituto Gramsci di Palermo

Fondo Girolamo Li Causi

Fondo Salvo Riela

Fondo Giuseppe Montalbano

  • Istituto Gramsci di Roma

Fondo Bufalini

Fondo Pci, procedimento disciplinare a carico di Montalbano.

  • Biblioteca Gullo (Cosenza)

Fondo Fausto Gullo

  • Istituto Sturzo

Fondo Bartolatta

Fondo Mario Scelba, secondo versamento che conserva minute di corrispondenza e rapporti e informative su Marzano del 1950.

Archivio Andreotti, non compaiono atti su Portella

  • Fondazione Lelio e Lisli Basso

Fondo Lelio Basso (1951-1952) proposta di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sui rapporti brigantaggio-polizia (stampa sulle dichiarazioni di Basso)

  • Istituto storico della Resistenza in Toscana

Fondo Angiolo Gracchi, documentazione su 30 anniversario della strage

  • Associazione non solo Portella

Fondo Giuseppe Casarrubea

Documentazione declassificata da Commissione Antimafia, Oss, National Archives and Record Administration (Nara, Maryland, Usa); TNA-PRO, Kew Gardens (Surrey, Londra); Cancelleria della seconda Corte di Appello di Roma, piazzale Clodio (Città giudiziaria); Archivio centrale dello Stato, fondo SIS; Archivio per la Sicurezza dello Stato, Budapest (ABTL); Archivio di Stato delle Repubblica Slovena, fondi Commissariato e Reali Carabinieri

  • Fondazione Horcynus Orca

Fondo Paolo Benvenuti

  • Archivio Danilo Dolci, scomparso
  • Il Messaggero
  • L’Unità
  • L’ora di Palermo
  • L’Europeo
  • L’Espresso
  • Giornale di Sicilia
  • Paese sera
  • Casa circondariale di Palermo Ucciardone
  • Casa circondariale di Viterbo

Cosa va approfondito: la Commissione antimafia XIV legislatura ha istituito un Comitato per approfondire la documentazione sulla strage di Portella della Ginestra, a oggi non sono ancora pubblicati i risultati dei lavori; inoltre sarebbe importante mappare lo documentazione prodotta dalle sedi di partito dei paesi limitrofi a Piana degli Albanesi, rintracciare gli archivi dei politici che furono protagonisti del dibattito politico a livello locale che nazionale sia in relazione alla strage che ai procedimenti penali.

In ultimo lancerei un appello per ritrovare l’archivio di Danilo Dolci, trafugato dal suo studio in silenzio o sotto occhi indifferenti, dopo la sua morte.