Mimmo Jodice, "Demetra", 1992

Mimmo Jodice, “Demetra”, 1992

Il maestro Mimmo Jodice, che con il suo bianco e nero dell’anima ha stregato il mondo, per raccontare il Rione Sanità – dov’è nato e cresciuto – e la Fondazione San Gennaro che presiede, ha scelto questa splendida foto: Demetra, dispensatrice di grano e papaveri, famoso reperto ercolanese da Mimmo splendidamente interpretato. Il Rione Sanità di Napoli è magico, ricco di risorse, ma anche di sofferenze. La bellezza dei suoi tratti, la ricchezza dei suoi gioielli, la finezza delle sue trine restano inalterabili dal tempo, ma parimenti, si scorgono sul suo viso i segni profondi di un dolore altrettanto perenne. Proprio come questa Demetra. Ora proverò a narrarvi la capacità di questo Rione di affrancarsi dal disagio utilizzando il Bello. Un cambiamento che parte dal basso e punta all’essenza.

Da qualche anno alla Sanità si è ripreso a far musica, teatro, danza e a recuperare i beni storico artistici, nel Rione ormai c’è la consapevolezza che Napoli va ricostruita e restaurata, nelle cose e nello spirito. La tutela e la valorizzazione del patrimonio storico artistico, per noi del Rione Sanità, non sono una divagazione per anime belle o un imperativo costituzionale, sono soprattutto la chiave per riscoprire un antico modello di sviluppo umano ed economico.

Al Rione Sanità abita la Bellezza: Catacombe, Basiliche, Palazzi, un ingente patrimonio storico-artistico, quelli che amiamo chiamare i nostri Beni Comuni. Ed abita uno straordinario Capitale Umano che è possibile incontrare nei volti delle persone, nello straordinario tessuto umano e sociale con innate capacità artistiche e creative.

Il Rione Sanità nell’antichità era una valle cimiteriale, accucciolata al di sotto della collina di Capodimonte poi la città – ormai capitale – ingrandendosi ne fece un’area abitata da nobili famiglie e ricca borghesia, nel 1800, durante il decennio francese, la costruzione di un enorme ponte al di sopra della vallata ne decretò l’esclusione riducendola ad un ghetto; oggi il Rione Sanità è una sorta di periferia al centro della città. Un reticolo di vicoli caratterizzato da forte degrado sociale ed economico. Microcriminalità e devianza sono da sempre gli elementi più raccontati dalla cronaca.

Nell’immaginario collettivo, da due secoli, il Rione Sanità è un posto da evitare, intriso di povertà, ignoranza e violenza camorristica; ma non è così o quantomeno non è solo questo: la memoria del passato e la cooperazione tra tanti oggi cominciano a disegnare l’immagine quasi profetica di una nuova strada.

Da quando la comunità cristiana ha aperto le porte ai giovani, investendo in educazione, e ha messo a loro disposizione tanti spazi e un meraviglioso patrimonio artistico, si è liberata una effervescente vitalità e una concreta possibilità di crescita e di riscatto per molti anche attraverso il lavoro.

Una cinquantina sono i giovani che lavorano in piccole cooperative direttamente legate ai beni storico artistici del territorio. La cooperazione, per noi del Rione Sanità, non è solo una forma giuridica d’impresa, è un’esperienza, la sola che possa invertire la dinamica del pregiudizio e della rassegnazione.

Il lavoro dei giovani, in questi ultimi cinque anni, ha prodotto un incremento considerevole del flusso turistico nel quartiere. Insieme alla fruizione, inoltre, i giovani si sono preoccupati della conservazione avviando un recupero innovativo dei siti, non solo per l’uso delle nuove tecnologie ma, soprattutto perché attento ai diversamente abili. Oggi, ad esempio, la catacomba di San Gennaro è l’unica al mondo fruibile da tutti.

Qualcuno si chiederà: perché tante piccole cooperative? Noi siamo del Sud, a noi funziona più il cuore che la testa, abbiamo necessità di sentirci prima fratelli per poter poi cooperare e le piccole cooperative ci fanno sentire famiglia e ci aiutano a poter accogliere al nostro interno meglio quelli che normalmente sono scartati dal mercato del lavoro perché ritenuti inadatti. Siamo convinti che “La pietra scartata dal costruttore è diventata testata d’angolo”, che i poveri devono diventare sempre più testate d’angolo dello stesso sistema di welfare che li soccorre.

Le ricadute, poi, sono state innumerevoli: incremento dei restauri, dell’artigianato, dei servizi della ristorazione, un primo gruppo di piccoli imprenditori del quartiere, legati da un contratto di Rete, costituisce oggi, insieme alle parrocchie e alla Rete del no profit del Rione, la componente più interessante della Fondazione San Gennaro.

Al Rione Sanità diciamo che l’umanesimo o diventa Umanità o Muore. Un umanesimo che diventa Umanità è Bellezza, “una bellezza che, – come diceva Pasolini, – si vede perché è viva e quindi reale”. Ma aggiungeva che “per vedere la bellezza bisognava avere occhi aperti, occhi curiosi che aspettano che accada qualcosa, occhi che credono che la bellezza esista”.

Se hai questi occhi … Benvenuto al Rione Sanità