Nel lembo più ad est di Italia, tra il Mar Adriatico e quello Ionico, attraversato dall’antica via istmica che collega i porti di Gallipoli e di Otranto, si estende – nelle Terre denominate di Mezzo – un vasto e maestoso uliveto secolare che prende il nome di Paduli.

Conosciuto sin dal XVII secolo per la produzione di olio lampante, combustibile quotato alla Borsa di Londra ed utilizzato per l’illuminazione pubblica delle capitali europee, oggi vive una condizione di persistente abbandono, legato sia alla obsoleta tecnica colturale sia alla profonda crisi del settore agricolo.

Questo territorio, rappresenta, per la sua storia, per la posizione geografica, e per il valore paesaggistico, un terreno ideale per la sperimentazione di nuove forme di cura che ne impediscano il degrado, ed attivino modelli di produzione compatibili con le sue peculiarità.

Dal 2003 è stato avviato un lungo processo di condivisione, maturato all’interno di un laboratorio di partecipazione coordinato dal LUA [1], che ha coinvolto le istituzioni locali, le associazioni, gli abitanti ed un altissimo numero di esperti da tutta Italia intorno a un’idea di parco agricolo, in cui sperimentare nuove forme di neoruralitá, ridisegnando l’economia, la storia, l’agricoltura e l’accoglienza, ponendo al centro di ogni riflessione il “paesaggio rurale” nella sua duale accezione: quella produttiva e quella contemplativa.

Un’idea nata dal basso, che ha accresciuto la consapevolezza del valore paesaggistico nei suoi abitanti, ha orientato le strategie di sviluppo urbano nei Comuni che lo circondano attraverso la redazione di un Programma Integrato di Rigenerazione Territoriale, ha indotto le fasce più giovani a praticare inedite attività di gestione di un bene agricolo attraverso il Laboratorio Urbano delle Terre di Mezzo “Abitare i Paduli” e infine ha contribuito come “progetto sperimentale” alla redazione del nuovo Piano Paesaggistico della Regione Puglia. Oggi è candidato dal Ministero dei Beni Culturali a rappresentare l’Italia al Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa.

Il Parco, dal processo al progetto.

Il Parco dei Paduli si estende per 5.500 ettari tra maestosi ulivi secolari, muretti a secco, pajare (case rurali a forma di trullo), masserie, motte, casini di caccia, cripte, dolmen, menhir, vore, ed è delimitato dai comuni di San Cassiano, Nociglia, Botrugno, Surano, Maglie, Muro Leccese, Sanarica, Scorrano, Giuggianello, Supersano.

Caratterizzato dalla presenza di canali e sentieri, stagni e laghi temporanei, è attraversato da Nord a Sud dalla ss275 (la strada mercato) e dalla rete ferroviaria della Sud-Est che collega le città di Lecce con Otranto, Leuca e Gallipoli e da Est a Ovest attraverso l’antica Via, che potremmo chiamare “istmica”, dovuta forse a correnti di ellenizzazione, che collegava le aree di Callipolis-Ydruntum (Gallipoli-Otranto). L’ulivo è l’elemento unificante il paesaggio.

A sostegno di questo patrimonio, i Comuni dei Paduli in questi anni si sono dotati di un programma territoriale comune. Infatti, il Parco dei Paduli, pur non essendo un “parco agricolo istituito”, è riconosciuto nelle “volontà” dagli atti deliberativi dei dieci Comuni, dal Programma Integrato di Rigenerazione Territoriale[2] “Terre dei Paduli tra ulivi pietre e icone” adottato dagli stessi nel luglio del 2011 e dal nuovo Piano Paesaggistico della Regione Puglia PPTR nel quale è individuato come Progetto Pilota per la sperimentazione di pratiche afferenti alla multifunzionalità in territorio agricolo.

Il programma prevede interventi di valorizzazione dei centri urbani e dei beni agricoli, specie quelli di rilevante valore storico culturale attraverso il recupero della fitta rete di connessione delle strade rurali (in fase di realizzazione).

Il progetto di una rete di interconnessione a mobilità lenta tra centri minori all’interno del Parco intreccia motivi di salvaguardia e tutela delle testimonianze storico culturali del territorio con la difesa di una funzione economica come quella agricola che ha segnato la storia dello sviluppo economico di questa area; un progetto che tiene conto di una domanda sociale sempre più ampia, alla ricerca di spazi aperti, fruibili e ricchi di significativi valori culturali.

Attraverso l’uso di “infocircle”, dispositivi di informazione a terra installati lungo le strade rurali, connessi a una banca dati tramite un qr-code, si è dato un nuovo valore alle connessioni, divenendo il luogo dove si conservano, tutelano, raccolgono, divulgano e si rendono accessibili tutti i beni, sia materiali (piazze, strade, cripte, palazzi, stazioni ferroviarie, musei, casini, boschi, uliveti, masserie, dolmen, menhir, spazi di servizio) che immateriali del Parco (racconti orali, ricerche di natura storica, archeologica, architettonica, antropologica, sociologica, botanica, agraria, prodotti all’interno dei Laboratori di partecipazione realizzati dal 2003-2009) proponendo così al fruitore un inedito percorso conoscitivo ragionato ed esplicativo.

Abitare i Paduli, un esperimento di gestione di un bene agricolo.

Il Laboratorio Urbano, Bollenti Spiriti, delle “Terre di Mezzo” nato nel 2011[3] con il progetto “Abitare i Paduli” sperimenta sul territorio forme inedite di neoruralitá, coinvolgendo i saperi locali, quelli esperti e le istituzioni tutte, intorno a un’unica idea di Parco Agricolo Multifunzionale dei Paduli.

Oggi, questo territorio, vive una condizione di persistente abbandono legato alla profonda crisi del settore agricolo e a una condizione di marginalità dal fenomeno turistico tutto concentrato sulle coste adriatiche e ioniche salentine. L’obbiettivo è quello di ritessere il complicato rapporto tra agricoltura, economia, storia, e accoglienza, in una chiave culturale e eco-sostenibile.

Il laboratorio è coordinato dal LUA e condotto da 30 giovani strutturati in associazioni e gruppi informali.

Le attività del laboratorio spaziano dall’istituzione di un albergo diffuso temporaneo e permanente (“nidificare i paduli”), all’organizzazione di forme alternative di mobilità, dalla individuazione di percorsi tematici a tipologie inedite di valorizzazione del paesaggio e dei beni comuni (Raccontare i Paduli), dalla diffusione di metodi biologici di produzione agricola alla messa in pratica di nuove formule legate alla cura dell’ambiente (Lampa! e Creature dei Paduli), all’accoglienza e alla socialità, dalla ricerca, alla documentazione, comunicazione e promozione del territorio.

Dal 2013, Fondazione CON IL SUD attraverso il progetto GAP Galleria d’Arte Partecipata finanziato nell’ambito dei ‘Progetti Speciali e Innovativi 2010’, sostiene le attività di sperimentazione nel Parco, con un particolare riguardo al delicato rapporto tra arte, comunità e paesaggio.

Lampa!

Attraverso l’adozione di uliveti secolari abbandonati, circa 500 piante tra celline e oglialore, si è avviato un modello di produzione pubblica dell’olio d’oliva, il cui obbiettivo è stato quello di costruire un processo ecosostenibile che ha reso possibile il passaggio dall’abbandono degli alberi secolari alla produzione di un olio d’oliva di alta qualità

Lampa! si è rivelato un esperimento di pratiche orizzontali di lavoro auto-organizzato, che ha favorito l’incontro di persone, saperi e tecniche; ritessendo le relazioni all’interno delle comunità e con il territorio e nel contempo ha contribuito al recupero del paesaggio agricolo favorendo la produzione di un olio extravergine.

L’olio “Terre dei Paduli” è il risultato di questa sperimentazione, da due anni, ospite di Olio Officina Food Festival, importante kermesse milanese, ideata e curata dall’oleologo e scrittore Luigi Caricato, quest’anno si è aggiudicato il secondo posto all’interno del concorso “Le forme dell’olio”, indetto da Olio Officina in collaborazione con Mercacei.

Nidificare i Paduli

“Nidificare i Paduli” è un concorso di idee ed un workshop sull’abitare sostenibile.

L’idea è stata quella di sperimentare, all’interno degli uliveti, un albergo temporaneo, e biodegradabile, destinato ad accogliere turisti e non solo, all’interno di un parco agricolo in cui ci si muove a piedi, in bicicletta o a cavallo, si pratica un’agricoltura sostenibile, privilegiando il consumo di prodotti locali.

La sperimentazione di un albergo biodegradabile è stata realizzata all’interno di un uliveto di proprietà pubblica, acquisito con il programma di rigenerazione territoriale, e che oggi, costituisce uno dei nodi più importanti nel fitto sistema d’interconnessioni a mobilità lenta che collega i dieci comuni del parco agricolo.

All’interno dell’uliveto, una antica caseddrha (riparo agricolo), completamente recuperata e convertita a casa passiva con emissioni “0”, garantisce tutti i servizi ai rifugi temporanei.

La realizzazione di 3 nidi mediante il riutilizzo del materiale di risulta dell’agricoltura ha rappresentato la sfida principale per tutti i gruppi che hanno partecipato al concorso.

Il progetto “il Nido” (secondo classificato) costruito attraverso l’intreccio della canna comune ha rispettato il carattere della biodegradabilità totale del rifugio; il riuso delle reti, destinate alla raccolta delle olive, ha invece costituito la peculiarità del progetto “Lovo” (primo classificato). Facendo emergere il carattere stagionale e multifunzionale dell’agricoltura le reti, che compongono questo suggestivo rifugio pensato per la contemplazione del parco quando l’uliveto riposa, vengono infatti riutilizzate da ottobre a dicembre per la raccolta pubblica di olive nell’ambito del progetto “Lampa!”. Infine “la Tana”, un rifugio realizzato in continuità con il laboratorio di “Creature dei Paduli”, attraverso un coworking di “Faber Magister” locali e non, che hanno rielaborato i bozzetti di tane e rifugi, eredità fantastica, nata durante la residenza artistica di DEM.

La sperimentazione dei tre nidi temporanei ha assunto una significato più profondo non solo nell’ottica del turismo sostenibile, ma soprattutto nella misura in cui la pratica artistica e la ricerca architettonica diventano strumenti a servizio del paesaggio.

Raccontare i Paduli

Storie Lampanti è il libro che raccoglie i racconti che hanno partecipato al concorso letterario Raccontare i Paduli.

Affidare alla narrazione letteraria un luogo come i Paduli è stato un modo per aggiungere un passo al lungo percorso di costruzione collettiva di questo parco custodito dentro il cuore del Salento. L’antico e per certi versi mitologico bosco Belvedere, che dava a questa terra all’apparenza brulla un’anima misteriosa, sopravvive in numerosi tratti dei Paduli, sorprendendo chi si avventura tra gli uliveti.

Ponticelli e canali tengono in vita la vecchia palude, silenzi ancestrali e querce dal dorso rugoso fanno da guardia a costruzioni di pietra e terrazzamenti colonizzati dal muschio e dalla vegetazione spontanea, con funghi e ciclamini selvatici in autunno, mandorli e fichi nella bella stagione. Tra gli ulivi si respira un’ aria densa, che invita ad una naturale contemplazione. Questo paesaggio è strettamente collegato al carattere dei piccoli centri che lo circondano, una corona ideale fatta di campanili e piazze, dove la vita scorre ad un passo più svelto, dove la gente va e viene. Ogni giorno migliaia di auto lambiscono quest’area ampia e remota, ma chi non si è mai perduto nel labirinto dei Paduli non potrà dire di conoscere davvero il Salento.

Oggi il parco si lascia scoprire poco a poco, incuriosendo i visitatori attratti dal lavoro che le associazioni stanno conducendo al suo interno.

Creature dei Paduli

Creature dei Paduli è una geografia fantastica del mondo del Parco Paduli, che ne ricostruisce in chiave immaginaria la varietà e la ricchezza naturale, facendo dialogare i segni pre esistenti con i nuovi segni del territorio, attraverso la costruzione di una mappa geo-referenziata del parco.

Attraverso la mappa, che s’ispira alle vecchie carte del catasto settecentesco, i visitatori del sito potranno comporre l’itinerario del proprio viaggio nei Paduli, scegliendo i luoghi da visitare, consultando i racconti e seguendo le nature gemelle del Parco, quella reale e quella straordinaria.

La scenografia, i personaggi e le vicende di questo singolare regno sono state costruite,con la collaborazione dell’artista DEM, attraverso un gioco di narrazione cooperativo in cui  25 tra bambine  e bambini, residenti nel territorio afferente al parco, sono stati stimolati a costruire delle storie  e nello stesso tempo ad individuare quelle buone pratiche di tutela dell’ambiente che li potessero rendere protagonisti e custodi del parco.



[1] L.U.A., Laboratorio Urbano Aperto, associazione culturale ente gestore del Laboratorio Urbano Bollenti Spiriti delle Terre di Mezzo. L’associazione Laboratorio Urbano Aperto si è costituita formalmente a San Cassiano (Lecce) nel 2005. Intorno al nucleo costituito dai fondatori dell’associazione, opera un gruppo eterogeneo di persone, tutte accomunate da una missione, che ciascuno modula e arricchisce in funzione del proprio retroterra culturale, disponibilità, sensibilità e competenze. Obiettivo del LUA è la costruzione di processi di trasformazione urbana e sociale mediante il coinvolgimento degli utenti finali. Dal 2003 coordina il processo di coinvolgimento, degli abitanti e delle istituzioni, intorno alle tematiche di valorizzazione e sviluppo del territorio dei Paduli, ha infine coordinato il tavola tecnico per la redazione del PIRT programma integrato di rigenerazione territoriale.

Obiettivi:

• determinare un utilizzo innovativo delle strutture che sono state recuperate con i finanziamenti regionali e co_finanziamenti comunali

• preservare la paternità locale dell’iniziativa e assicurare la sostenibilità del progetto nel medio e lungo periodo

• trasformare i Paduli in un territorio riconosciuto come patrimonio culturale

• mettere a sistema la cultura, le tradizioni e le professionalità locali

• promuovere lo sviluppo economico territoriale

 

[2] Il PIRT, “Terre dei Paduli” è risultato primo nella graduatoria dei progetti ammessi alla Rigenerazione Urbana (2011) e ha dato luogo alla sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa con l’assessorato all’Assetto del Territorio della Regione Puglia per la “sperimentazione congiunta e condivisa del nuovo PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale)”.

[3] Il laboratorio è finanziato da un programma Regionale, dell’Assessorato alle Politiche Giovanili, che ha il duplice scopo di recuperare beni di proprietà pubblica da destinare ad attività e servizi (Laboratori Urbani), e di attivare, all’interno di essi, processi di sperimentazione di buone pratiche, mediante il coinvolgimento e l’azione creativa delle fasce giovanili nell’ottica della valorizzazione e sviluppo del territorio.

Le attività del laboratorio “Abitare i Paduli” si articolano in cinque laboratori tematici:

•              LAB.1 Ospitalità diffusa

•              LAB.2 mobilità lenta

•              LAB.3 gusto

•              LAB.4 agricoltura e ambiente

•          LAB.5 percorsi e beni culturali