10 progetti contro lo sfruttamento degli immigrati
Le iniziative saranno sostenute complessivamente con 3,5 milioni di euro e riguarderanno il contrasto alla tratta, allo sfruttamento sessuale e l’inserimento socio lavorativo.
Le iniziative saranno sostenute complessivamente con 3,5 milioni di euro e riguarderanno il contrasto alla tratta, allo sfruttamento sessuale e l’inserimento socio lavorativo.
Da una parte il tentativo di promuovere percorsi sensati e con una prospettiva. Dall’altra la presunta certezza che si risolva tutto facilmente, con slogan efficaci e tranquillizzanti. Così, con la stessa semplificazione, nascono anche le categorie di “buonisti” e “cattivisti”. Eventualmente, ci iscriviamo fieramente alla prima. La vera contrapposizione, però, è tra realisti e avventuristi.
Nel nostro Paese vivono stabilmente 5 milioni di persone di cittadinanza non italiana. Un dato che non tiene conto degli immigrati irregolari. L’immigrazione non può essere considerata come un’emergenza, è ormai diventata una componente strutturale della società e dell’economia italiana. In questo numero proviamo a fare il punto sulla situazione. Condividendo idee, informazioni ed esperienze. Provando, anche, a smontare qualche luogo comune.
Vi siete mai chiesti, ad esempio, perché le donne filippine facciano quasi sempre le colf? O come mai gli immigrati nel nostro paese svolgano lavori meno qualificati rispetto ai loro titoli di studio? Oltre la propaganda politica, i pregiudizi e le generalizzazioni esiste un variegato e complesso mondo del lavoro degli immigrati in Italia. Ci aiuta a esplorarlo Maurizio Ambrosini, docente di sociologia delle migrazioni all’Università di Milano e autore del recente saggio “Migrazioni”
In un quadro molto distante dalle paure e dagli stereotipi sul lavoro immigrato che sbrigativamente viene etichettato con lo slogan “ci rubano il lavoro”, permangono ancora degli elementi di forte criticità. Primo fra tutti la presenza di larghe sacche di lavoro nero e gravemente sfruttato che colpisce in particolar modo gli stranieri. L’intervento di Oliviero Forti della Caritas Italiana
I programmi avviati dalla Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali) si basano, da una parte, su una conoscenza puntuale dello scenario migratorio italiano e dall’altra, sulla consapevolezza che il lavoro rappresenti l’asse portante dei percorsi di integrazione. L’intervento di Stefani Congia, responsabile della Direzione.
Imprenditori, dinamici, di successo. Dalla recente analisi di Unioncamere-infocamere emerge che le imprese di immigrati sono in forte crescita: rappresentano il 42% di tutto l’aumento delle imprese registrato nel 2017
Una storia molto cinematografica. In 20 anni un “giovane” bengalese costruisce il futuro che ha sognato: da vendere fiori ai semafori a gestire una serie di attività commerciali a Roma. “Fame” e “voglia” di lavoro, che “i giovani italiani non hanno più”. Oggi Raf dà lavoro a 200 persone e si sente “più avanti di 50 anni” rispetto agli italiani. “Vivo per questo Paese. Le diffidenze e le difficoltà si superano sapendosi comportare bene, perché con l’amore si può convincere tutti”.
L’esperienza del ristorante Wote Mezani che, attraverso il cibo e il lavoro, coniuga la forte identità salentina con il gusto della scoperta di culture lontane. Nel menù si trovano prodotti locali e tradizioni dell’Iran, Senegal, Pakistan, in base alle persone che frequentano il ristorante e che propongono le ricette. Ne abbiamo parlato con Anna Caputo di Arci Lecce.
Una storia che cresce. Dapprima una campagna, poi un’associazione, ora anche una cooperativa composta da soci italiani e africani, che mette in contatto i piccoli produttori biologici locali con associazioni, botteghe di commercio equo e solidale e gruppi d’acquisto di tutta Italia. Saltando la grande distribuzione organizzata