Ti ho fregato. Mi sono preso gioco di te. Ti ho rifilato qualcosa di fasullo. A Napoli si dice semplicemente “Ti ho fatto il pacco”. E, come in ogni altro luogo, ogni volta che qualcuno fa un “pacco” c’è qualcun’altro che lo subisce.
Oggi in Campania c’è anche chi, dopo averlo subito, il “pacco” lo restituisce: è il caso dell’iniziativa “Facciamo un Pacco alla camorra”, promossa dal 2009 dalla Rete di Economia Sociale e dal Consorzio N.C.O. Nuova Cooperazione Organizzata, sulla strada indicata dal Comitato Don Peppe Diana e dall’Associazione Libera.
Si tratta della riappropriazione di un modo di dire nel gergo napoletano e del suo utilizzo per dare una risposta ironica alle violenze che la Campania ha subito negli ultimi decenni: facendo “un Pacco alla camorra” si “approfitta” della rilevanza mediatica della Camorra per restituire almeno in parte quelle fregature ricevute in tanti anni dalla criminalità organizzata, dalla malapolitica, dal malaffare. Una fregatura a tutti coloro che con violenza hanno sottratto al territorio ogni prospettiva di sviluppo!
L’iniziativa si concretizza in un pacco-dono natalizio, realizzato ogni anno col caratteristico cartone riciclato 100% campano, all’interno del quale è possibile trovare i migliori prodotti agroalimentari provenienti da terreni e beni confiscati alle mafie nelle province di Napoli e Caserta. Dietro ogni prodotto c’è una storia, la storia di una cooperativa sociale del territorio che si occupa di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e/o riutilizzo sociale e produttivo di beni confiscati.
Ma all’interno del “pacco” c’è spazio per (quasi) tutti: l’iniziativa grazie al progetto “La R.E.S. Rete di Economia Sociale” sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD è diventato ormai maturo e anche le imprese profit, che ne condividono con i promotori la visione etica e la visione politica, possono parteciparvi con un loro prodotto.
Il progetto rimane comunque un progetto culturale, politico, prima ancora che di economia sociale. Chi acquista il pacco per la prima volta lo acquista perché si riconosce in una comunità che dice no alla camorra e ad ogni forma di malaffare. Chi lo acquista per la seconda volta, lo acquista soprattutto per la genuinità e la qualità dei prodotti. La maggior parte dei prodotti sono infatti biologici e rientrano in una filiera produttiva etica e tracciabile.
Dal 2009 la qualità dei prodotti, parallelamente a quella dei percorsi attivati, è andata sempre più crescendo. Tant’è che l’hashtag scelto per accompagnare tutta la campagna di comunicazione dell’edizione 2015 di “Facciamo un Pacco alla camorra” è stato “Una Sfida di Qualità”.
La SFIDA è un invito a misurarsi, a competere, ma anche un comportamento provocatorio e racchiude in sé il messaggio politico che il “pacco” vuole lanciare: Facciamo un pacco alla camorra è un invito a competere con i modelli di sviluppo basati sullo sfruttamento del lavoro, delle persone, delle risorse e dell’ambiente.
La QUALITA’ è la qualità dei prodotti, ma con la premessa che un prodotto è veramente di qualità e ci porta reale benessere quando dietro ci sono delle persone per bene, delle storie per bene, il rispetto dell’ambiente, delle persone, del territorio e delle tradizioni.
Negli anni l’iniziativa ha aiutato a dare visibilità e notorietà a nuove esperienze di economia sociale che si sono diffuse a macchia d’olio sul territorio. Nel contempo “Facciamo un Pacco alla camorra” è diventato uno strumento nelle disponibilità di semplici cittadini per palesare la propria posizione e la propria opinione rispetto ai temi della legalità e della criminalità organizzata. La rete promotrice ha avuto l’intuizione di creare uno strumento che consentisse di dare voce alle idee e alle posizioni di numerosi di cittadini campani e non.
Grazie all’ironia e alla provocazione, Facciamo un Pacco alla camorra ha attirato a se attenzione, smontando la sacralità dell’immagine della camorra. Grazie alla qualità dei percorsi e della proposta politica, invece, l’iniziativa ha richiamato intorno a se interesse, partecipazione e spirito di emulazione, alimentando percorsi di costruzione di comunità libere e alternative alla camorra. Ne sono esempio tangibile i numerosi gruppi organizzati che da semplici acquirenti e promoter del pacco-dono, sono diventati negli anni gli stessi protagonisti dell’iniziativa.
Ogni anno si aggiungono nuove storie, nuove esperienze di economia sociale e nuovi prodotti. E mentre il paniere diventa più ricco questa terra diventa più libera.
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