Nardò ore 23:53 del 31 marzo 1984 “85 da quarto lodi 24…attenzione centrale, chiamate subito il commissariato, qui c’è una donna morta, hanno ammazzato una donna”. Sono le parole a caldo della centrale radio della polizia che segnalavano l’assassinio di Renata Fonte, giovane amministratrice locale impegnata, socialmente e politicamente, per il suo territorio.
Riparte dal Salento – e da una storia di grande attualità che vede protagonista una giovane, donna, madre e attivista politica – la manifestazione nazionale “Un futuro mai visto”, promossa dalla Fondazione CON IL SUD in occasione del suo decimo compleanno e che tocca diverse città italiane, del Nord e del Sud, per raccontare l’attualità di cinque figure storiche contemporanee centrali per la missione della Fondazione: Franco Basaglia, Danilo Dolci, Renata Fonte, Don Lorenzo Milani, Adriano Olivetti.
La prima tappa è stata la “Sicilia sognata” di Danilo Dolci con un doppio appuntamento, il 10 e 11 giugno a Messina e a Palermo. A Lecce, la Fondazione ha voluto dedicare una giornata a Renata Fonte, al suo impegno per la difesa del territorio e l’ambiente, in particolare dell’area del parco di Porto Selvaggio, oggi Parco Naturale Regionale. La Fonte fu assassinata trentadue anni fa ed è ricordata ogni anno il 21 marzo tra le vittime innocenti della criminalità organizzata nella Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera. Segretario cittadino del locale Partito Repubblicano Italiano, è stata attiva nelle battaglie civili e sociali dei primi anni ottanta, dirigendo il Comitato per la Tutela di Porto Selvaggio per il quale si è impegnata sui mass-media contro le paventate lottizzazioni, in un periodo in cui la tematica ambientale non godeva di grande attenzione (ad esempio la Legge Quadro sulle Aree protette è solo del 1991). All’uscita da un consiglio comunale, la notte fra il 31 marzo ed il primo aprile 1984, a pochi passi dalla propria abitazione, è stata assassinata con tre colpi di pistola: aveva compiuto da pochi giorni trentatré anni.
“La mamma è un esempio di donna, madre, sposa, insegnante e amministratrice pubblica di cui noi figlie non potemmo essere più fiere – ha sottolineato Viviana Matrangola figlia di Renata Fonte – perché è riuscita a coniugare tutti questi aspetti dell’essere donna in una società dai forti retaggi di una cultura maschile. Mia madre era diventata, suo malgrado, leader di un movimento di politica e di pensiero che aveva compreso come in un’isola felice come il Salento stava attecchendo un sistema di cultura e di metodi mafiosi. La potremmo definire una sognatrice di giustizia – ha aggiunto – un’eretica che ha avuto il coraggio di affermare le proprie idee, anche se scomode e sconvenienti, e l’irrinunciabile diritto ad esercitare il proprio dovere. Ma viene lasciata sola e l’isolamento la mette al centro del bersaglio. La sua onestà intellettuale, la sua coscienza democratica e la sua abnegazione al proprio dovere istituzionale sono diventati il nemico da colpire”.
L’incontro, che si è svolto presso il Castello Carlo V a Lecce, è stato aperto dai saluti istituzionali del vicesindaco e assessore Gaetano Messuti e del presidente della Fondazione Puglia Antonio Castorani. A seguire sono intervenuti Rosy Bindi presidente della Commissione antimafia, Antonio Maruccia procuratore generale della Repubblica, don Luigi Ciotti presidente di Libera, Rossella Muroni presidente di Legambiente, Carlo Borgomeo presidente della Fondazione CON IL SUD, Viviana Matrangola figlia di Renata Fonte e Vincenzo Magistà, direttore TgNorba, che ha moderato il dibattito.
“Renata Fonte rappresenta un esempio di impegno civile e politico, di rispetto della legalità e della partecipazione come valori fondanti per lo sviluppo dei nostri territori – ha spiegato Carlo Borgomeo presidente della Fondazione CON IL SUD – Vorremmo far conoscere meglio il suo lavoro, il suo amore per la propria terra e la sua visione di una politica di responsabilità e di attenzione ai cittadini, perché il cambiamento è possibile se coniughiamo la forza delle idee con l’esempio e la realtà dei fatti. La Fonte – conclude Borgomeo – si lega a quel filo rosso che unisce i cinque personaggi della manifestazione a quel ‘futuro mai visto’ che vorremmo utilizzare per costruire speranza, partendo proprio dal Sud e dalla sua spinta al cambiamento”.
Per don Luigi Ciotti: “Renata Fonte non era solo l’amministratrice onesta che denuncia e si batte contro la speculazione edilizia, la lottizzazione di meraviglie naturali come quella, tanto amata, di Porto Selvaggio- ha spiegato il presidente di Libera durante l’incontro leccese- Era, prima ancora, la persona che ama la vita sociale e s’impegna affinché una comunità diventi, nell’esercizio dei diritti e dei doveri, una comunità giusta, accogliente, fiera delle bellezze della propria terra, decisa a difenderle dagli interessi criminali, dalle connivenze fra mafie e politica, dalle forme diffuse d’illegalità, d’irresponsabilità, d’indifferenza.
Una comunità di persone legate non da interessi particolari, ma dall’amore della vita che si rigenera attraverso la cultura, l’attenzione agli altri, la promozione di dignità, libertà, lavoro. Per questo- ha concluso Ciotti- il modo più giusto e concreto di ricordarla è impegnarci non occasionalmente ma ogni giorno per realizzare il suo ideale di vita e di giustizia”.
A concludere i lavori è stata la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi: “Sono passati molti anni dal barbaro omicidio di Renata Fonte – ha detto la presidente – ma il sogno che alimentava la sua battaglia in difesa della legalità e contro la speculazione edilizia è una realtà. Oggi Porto Selvaggio è un parco naturale di straordinaria bellezza, la prova che è possibile fare sviluppo in armonia con la natura. Renata lo credeva possibile e aveva davvero ‘visto’ il futuro della sua terra. Era una giovane donna del Sud, con la passione per la politica, quella ispirata al bene comune e alla buona amministrazione, che risolve i problemi dei cittadini nel rispetto delle regole, con la trasparenza e la partecipazione. Di fatto incarnava tutto ciò che ostacola le mafie e per questo ha pagato con la vita. La sua storia di coraggio e impegno pubblico merita di essere riscoperta, come un esempio di buona politica – ha concluso Bindi – Trovo molto bella la scelta della Fondazione CON IL SUD di celebrare i dieci anni di attività nel segno di Renata Forte, Danilo Dolci, Don Lorenzo Milani, Franco Basaglia e Adriano Olivetti. Persone che hanno lasciato un segno profondo, coerente con la visione del cambiamento possibile e di futuro migliore per tutti e che rappresentano bene la ‘vocazione’ della Fondazione CON IL SUD”.
Nel corso della giornata ci sono state anche le testimonianze di due esperienze significative, quella di Vincenzo Linarello, presidente di GOEL – Gruppo Cooperativo attivo nella Locride in Calabria e di Alessandro Leo, presidente del Consorzio Libera Terra Mediterraneo
La manifestazione itinerante proseguirà l’8 settembre a Napoli con l’incontro dedicato ad Adriano Olivetti, il 29 settembre a Firenze con l’appuntamento su Don Lorenzo Milani e il 22 ottobre a Venezia su Franco Basaglia.
Il programma completo è disponibile su www.conilsud.it.
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