Non si arrende Don Giacomo Panizza – sacerdote bresciano di nascita ma residente a Lamezia Terme (Cz) da oltre 10 anni – nemmeno davanti alle intimidazioni della criminalità organizzata. Il suo coraggioso impegno per la legalità e l’integrazione, per rendere il territorio lametino un luogo più vivibile e accogliente, prosegue nonostante tutto.
Con il progetto “Una città senza mura. I giovani rom e gagè corresponsabili della città futura”, sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD, l’Associazione Comunità Progetto Sud (di cui Don Giacomo Panizza è presidente) ha voluto creare opportunità di condivisione, scambio, perfino collaborazione tra la popolazione Rom presente sul territorio e gli abitanti della comunità locale e diffondere il messaggio che la diversità non è un motivo di scontro, ma un’occasione di crescita e confronto. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con la Diocesi di Lamezia Terme, l’Associazione La Strada, le Cooperative Sociali Ciarapanì e Le Agricole.
A Lamezia Terme vivono centinaia di persone di etnia rom, zingari italianizzati, che abitano ghettizzati in una baraccopoli circondata da una vera e propria muraglia che le separa dal resto dei cittadini. Durante le due guerre mondiali abitavano in baracche lungo il margine del fiume Canne. Negli anni sessanta sono stati italianizzati, registrati come cittadini, e portati in un campo costruito appositamente in Località Scordovillo. Un campo di baracche di latta, cartone e assi di legno, dove vivevano in più di mille, circondati da un muro alto sei metri con conficcati in cima pezzetti di vetro. Il campo rom stanziale più grande del Sud.
Dopo un’ordinanza di sgombero, rimangono ancora al suo interno centinaia di persone – bambini, adolescenti, giovani e adulti – “stipate” in container fatiscenti e carenti dei più ordinari servizi igienici e sanitari. Gli altri rom vivono in case popolari in diverse zone di Lamezia e non mancano i problemi di convivenza e le incomprensioni con il resto della popolazione (definita, dai Rom, “gagè”).
Il progetto è scaturito da questa situazione, con l’obiettivo di favorire l’integrazione tra Rom e popolazione locale come strumento di coesione sociale e, quindi, di sviluppo.
Tra le iniziative promosse, percorsi di cittadinanza e inserimento lavorativo per la comunità rom presente sul territorio. I giovani hanno avuto la possibilità di vivere diverse esperienze sia in ambito professionale (grazie a borse lavoro o ad iniziative di sensibilizzazione all’attività lavorativa. Al progetto hanno offerto il loro apporto anche diverse aziende del territorio, alcune delle quali hanno inserito dei giovani rom per il tirocinio formativo), che promuovendo iniziative di animazione territoriale in collaborazione con coetanei lametini (spettacoli teatrali aperti alla cittadinanza, eventi, momenti di confronto, e condivisione).
I Rom, poi, hanno iniziato una collaborazione attiva alla vita della comunità, occupandosi ad esempio della raccolta differenziata, del giardinaggio e della cura del verde e dei parchi cittadini.
Ragazzi Rom e lametini hanno inoltre condiviso esperienze di viaggio, occasione per venire a contatto con realtà differenti dalla propria ma similari per disagi e diseguaglianze sociali (ad esempio alcuni campi Rom a Roma e il Centro “Alla scoperta di Mammut”, nel quartiere Scampia di Napoli, impegnato sui temi dei diritti, della solidarietà, della legalità, della giustizia, dell’integrazione e inclusione sociale di persone svantaggiate o in situazioni di vita precarie).
La scommessa del progetto è stata, allora, quella superare le remore sia della comunità Rom che di quella locale, di abbattere le barriere e i pregiudizi che le dividono, per creare una sola, coesa, comunità lametina in cui ciascuno si senta corresponsabile del comune presente e della costruzione del comune futuro.
Manuela Intrieri
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