Scuole e mezzi di trasporto. Per molti studenti, in tutta Italia, si tratta di un rapporto senza un giusto equilibrio. Molto spesso, infatti, le scuole sono lontane dai piccoli centri e, per raggiungerle, bisogna necessariamente muoversi in treno o con altri mezzi pubblici o che svolgono un servizio pubblico. Il tutto diventa più complicato quando, e ciò capita di frequente, anche i mezzi stessi di trasporto sono lontani dalla maggior parte delle abitazioni. Raggiungere la scuola in queste condizioni può diventare del tutto o quasi del tutto proibitivo sia per gli studenti che i per docenti, i quali peraltro devono anche fare i conti con un’elevata necessità di mobilità.

Il tema è di indubbia importanza, per questa ragione, l’Osservatorio sulla povertà educativa #conibambini ne ha realizzato un report, che analizza la situazione su tutto il territorio italiano, evidenziando l’impatto che la mancanza o l’inefficienza della rete dei trasporti ha sulle aree più colpite dal fenomeno.

Si tratta in maniera particolare delle aree interne ovvero quei territori del paese più distanti dai servizi essenziali come istruzione, salute e mobilità. Oltre 4.000 comuni, che in totale contano 13 milioni di abitanti, a forte rischio spopolamento, soprattutto giovanile, e dove la qualità dell’offerta educativa risulta spesso compromessa.

Data la difficoltà dei collegamenti, infatti, nei comuni delle aree interne le scuole risultano spesso sottodimensionate e la mobilità del personale docente è più elevata. Ciò ha effetti negativi sulla qualità della didattica e sugli apprendimenti degli studenti. Uno svantaggio che è stato fotografato dalla Strategia Nazionale per le Aree interne del Miur, dove si evidenzia che “Le prestazioni degli studenti delle aree interne sottoposti ai test Invalsi, sia in italiano che in matematica, sono inferiori alla media nazionale praticamente a tutti i livelli scolastici”.

Il fenomeno interessa, quindi, bambini e ragazzi, producendo un esito negativo anche in termini sociali, perché comporta il progressivo impoverimento, anche in termini di capitale umano, di questi territori.

Il report dell’Osservatorio sulla povertà educativa #conibambini ha rilevato le aree del paese dove è maggiore la difficoltà nell’accesso ai trasporti pubblici. In particolar modo, il report si sofferma sulla rete ferroviaria che, per chi vive in piccoli centri, è spesso l’unica possibilità.

I dati sono stati ricavati, usando come indicatore il numero di chilometri che distanziano la stazione ferroviaria più vicina dal 10% di popolazione che vive più lontano dalle stazioni.

La media è di 12,24 chilometri da percorrere per raggiungere la stazione più vicina, ma chiaramente di provincia in provincia il dato cambia, diventando anche molto più complesso. Se in alcuni territori la stazione ferroviaria si trova a meno di 5 chilometri di distanza, anche per la fascia di popolazione che abita più lontano, come nelle province di Lecco (3,64 chilometri), Genova (3,94), Lucca (4,75), Massa-Carrara (4,76) e La Spezia (4,84), in altre realtà invece l’accesso al trasporto ferroviario risulta molto più proibitivo. Nella ex provincia sarda dell’Ogliastra la distanza dalle stazioni sale a 51,2 chilometri. E servono come minimo oltre 30 chilometri anche nel nuorese (33,06), a Pesaro-Urbino (31,86), ad Agrigento (31,45) e Potenza (30,30).

Distanza dalla stazione, però, spesso non significa possibilità di raggiungere la scuola, seppure con difficoltà. In base al dataset del Miur sulla quantità di edifici scolastici collegati attraverso i mezzi pubblici, sappiamo che la quota di scuole raggiungibili con il treno in alcuni di questi territori è molto ristretta. A Pesaro-Urbino e Foggia, per esempio, gli edifici scolastici entro 500 metri da una stazione ferroviaria sono meno del 3%, contro una media nazionale dell’8,68%.

Media che comunque è superata da alcune realtà del centro-nord, come Sondrio, dove il 21,63% degli edifici scolastici raggiungibili in treno, e Arezzo con il 15,57%. Anche Campobasso e Potenza si trovano al di sopra di questa soglia.

Per i ragazzi che abitano a decine di chilometri di distanza dalle stazioni ferroviarie, inoltre, si pone l’opportunità, che spesso è un ulteriore disagio, del trasporto pubblico interurbano. In Italia in media circa il 42% delle scuole è raggiungibile con questa modalità (ovvero si trova a meno di 500 metri da una fermata). Questo dato varia molto tra le province prese in esame.

In 3 territori più della metà delle scuole è raggiungibile con i mezzi interurbani. Oltre a Potenza (58,29%), si tratta delle province del centro-nord già segnalate per la raggiungibilità con il treno: Sondrio (52,88%), Arezzo (51,9%). Tra quelle considerate, le province con meno scuole raggiungibili con il trasporto interurbano sono Agrigento (21,86%) e Foggia (28,05%). Due territori che spiccavano anche tra i meno raggiungibili con il treno.

Quando si affrontano le problematiche del mondo scolastico, a ben vedere, è opportuno allargare lo sguardo su tutto il mondo che alla scuola fa di contorno.


L’Osservatorio sulla povertà educativa #conibambini nasce dalla collaborazione tra Con i Bambini e Fondazione Openpolis per promuovere un dibattito sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte. L’obiettivo è aiutare il decisore a mettere in atto politiche a sostegno dei minori che vivono in stato di disagio, attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti a disposizione di tutti coloro che a vario titolo si confrontano sul tema della povertà educativa minorile. Un limite alla trattazione di questo fenomeno risiede proprio nelle banche dati disponibili, basate su indicatori nazionali o al più regionali anche per la carenza di dati aggiornati a livello locale.

Il report completo è disponibile al seguente link.