Dal 7 dicembre è attivo a Catania un punto vendita speciale. Tra gli scaffali di Via Etnea 322, maglie, pantanloni e asciugamani, che hanno un valore aggiunto. Si tratta di capi nati dal lavoro comune di quattro siciliani ex disoccupati e quattro migranti provenienti dalla Nigeria, dal Mali, Senegal e Gambia, che lavorano insieme quotidianamente nell’atelier di Villarosa (En), situato all’interno di un bene confiscato alla mafia.
Il negozio si chiama Beteyà, che in mandingo, un dialetto parlato in diverse zone dell’Africa occidentale, vuol dire “bello e buono”, e nasce nell’ambito di “Sud – Arte e Design”, un progetto più ampio promosso dall’Associazione Don Bosco 2000 insieme a partner istituzionali e sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD.
L’iniziativa è partita con un’inevitabile fase di ristrutturazione, che ha interessato il bene confiscato di Villarosa ed è quindi proseguita con la definizione del visual, del piano di marketing e con la formazione dei giovani siciliani e migranti.
Oggi, grazie a questo percorso, c’è chi taglia e cuce, chi è addetto alle macchine di stampa, chi cura il brand e chi si occupa della vendita dei capi realizzati dai propri colleghi. E chi già sogna di replicare l’iniziativa in una capitale africana.
Intanto il progetto è riuscito nell’ambizione di fare della legalità e dell’integrazione due valori di moda.
Claudia Cannatà
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