Il presidente della Fondazione CON IL SUD, Carlo Borgomeo, intervistato da Antonio Maria Mira sulle pagine del quotidiano Avvenire, torna sul tema del sostegno alle organizzazioni del Terzo settore, cruciali in questa emergenza sanitaria. “Non c’è vera ripresa – afferma Borgomeo – se resta un deficit di comunità”. L’intervista integrale è disponibile sul sito di Avvenire, al seguente link. Di seguito, invece, riportiamo un estratto.
“Se c’è qualcuno che pensa che si può fare ripresa economica e occupazionale con un deficit di dimensione comunitaria e di capitale sociale, sbaglia tutto. Se dopo avremo un deserto di organizzazioni di Terzo settore, fiaccate dalla crisi, indebolite o addirittura scomparse, la ricostruzione sarà molto più difficile”.
Terzo settore e emergenza Covid–19. Come sta andando?
Nella prima fase c’è stato un impegno straordinario in tantissimi ambiti: alimentare, scuola, donne vittime di violenza, senza dimora, detenuti. L’impegno delle organizzazioni del volontariato e delle cooperative, che è soprattutto di vicinanza, è stato complicato del distanziamento sociale, ma ancora una volta è emerso che nel Paese abbiamo una straordinaria ricchezza che nei momenti giusti viene fuori.
Ma sono emerse anche forti criticità…
È stato chiesto uno sforzo straordinario al Terzo Settore che in realtà si era già mosso da solo. Ma contemporaneamente è venuta meno una serie di risorse. E c’è stato un grande disorientamento. Anche perché tutti gli interventi di emergenza lo hanno dimenticato.
Un Terzo settore che fa molto comodo ma trascurato?
È così, ma, dopo appelli e segnalazioni, mi pare ci sia una maggiore attenzione. Ora vedremo se alcune misure previste dai decreti verranno allargate al Terzo settore, in particolare quelle sulla liquidità. Però rimane il giudizio che serve tantissimo ma non sempre è al centro delle riflessioni della politica.
E nella Fase2?
Non sarà uguale alla ricostruzione del dopoguerra, però effettivamente c’è la necessità di far partire un clima di fiducia, di solidarietà, di impegno, di responsabilità. In questa fase è decisivo il Terzo settore.
Cosa fare?
Al ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano ho fatto una precisa proposta. Utilizzare parte dei Fondi strutturali con un bando che non selezioni progetti ma con l’obiettivo di sostenere il Terzo settore. Naturalmente si sceglieranno le organizzazioni in base alla loro esperienza e al radicamento territoriale. Nella certezza che se si hanno forti organizzazioni sul territorio, si realizza l’infrastrutturazione sociale. (Clicca qui per leggere il testo integrale della proposta al Ministro Provenzano).
Altrimenti?
Sono preoccupatissimo. Quando si ricomincerà ci vuole un Terzo settore per la scuola, per la sanità, ma soprattutto per ricostruire sui territori un sistema di relazioni sociali positive. Non ci possiamo permettere il lusso di non avere un Terzo settore forte. Anche nel dopoguerra ci fu una riflessione molto bella fatta in ambienti cattolici che si interrogavano sul fatto che la loro presenza serviva soprattutto a rifare cittadinanza. Questo è importantissimo. È un dato reale che queste organizzazioni rafforzano la dimensione comunitaria che è indispensabile per una ripresa.
La Fondazione come si muoverà?
Abbiamo fatto delle linee guida per venire incontro alle esigenze dei progetti in corso, suggerendo di non bloccarli, adattandoli alla nuova situazione. E si stanno dimostrando efficaci. Non stravolgeremo i nostri programmi, tenendo conto di quello che è successo ma senza farci travolgere dall’emergenza rischiando di fare cose che non hanno prospettive. (Clicca qui per consultare le linee guida per i progetti sostenuti dalla Fondazione CON IL SUD).
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