I dati mostrano che sono sempre di più i giovani che decidono di tornare alla terra, con passione e livelli di istruzione spesso alti. La terra non è più sinonimo di arretratezza e isolamento ma può diventare luogo di aggregazione e innovazione. Tuttavia, la vita dell’agricoltore del nuovo millennio resta comunque costellata di difficoltà e ostacoli da superare. A chi ha bisogno di aiuto per intraprendere questo percorso, un gruppo di ragazzi foggiano ha risposto “Và Zapp’!” Và Zapp’ è il nome di un progetto innovativo nato in Puglia per facilitare questo percorso di cambiamento del panorama dell’agricoltura giovanile italiana. Ne abbiamo parlato con uno dei fondatori, Giuseppe Savino.
Cos’è Và Zapp’?
Và Zapp’ è un hub rurale, il primo in Puglia, che riunisce una comunità di giovani che lavora sul mondo agricolo. Invitiamo i giovani a praticare un’agricoltura innovativa, di relazioni, che riporti la dignità in questo settore.
Puoi dirci meglio cosa fa un hub rurale?
Un hub rurale è un luogo dove giovani provenienti da mondi diversi si riuniscono e stanno insieme perché uniti dall’amore per la propria terra. Fisicamente ci troviamo in una masseria nel foggiano, dove facciamo riunioni, sviluppiamo percorsi. Dopodiché siamo anche online (su www.vazapp.it, ndr).
In che modo venite incontro alle esigenze dei giovani agricoltori?
Abbiamo pensato ad un luogo dove queste esigenze potessero incontrarsi: giovani che vogliono tornare alla terra, che hanno “laureato” la loro sapienza, e giovani che sono rimasti nella terra ed hanno laureato le loro mani. Noi stiamo creando un luogo dove queste due realtà si possono incontrare e scambiare informazioni attraverso le relazioni. Come prima cosa siamo partiti dall’ascoltare veramente gli agricoltori. Ci siamo chiesti, “gli agricoltori li hanno mai ascoltati?” Noi andiamo nelle loro case, apriamo le porte delle aziende agricole, chiediamo al proprietario di invitare i confinanti e scopriamo che i confinanti non si conoscono. Chiediamo loro di conoscersi, li aiutiamo, facilitiamo il loro incontro. Dalle contadinner, format che si occupa di studiare il mondo dell’agricoltura e produrre big data, sappiamo che gli agricoltori sono abbastanza soli, soprattutto nel Sud Italia, hanno difficoltà a cooperare, ad innovare ed hanno difficoltà anche a scambiarsi i mezzi agricoli.
In che zona operate?
Siamo partiti con una sola zona di riferimento, la nostra, che è il foggiano. Siamo in un’azienda agricola e da lì è partita la sperimentazione di Và Zapp’. Siamo arrivati ormai alla diciassettesima cena e abbiamo ascoltato più di 350 aziende. Una volta capito che il format funziona lo replicheremo a partire da quest’anno anche nelle altre province pugliesi e da lì anche nel resto d’Italia.
In che cosa si concretizza il vostro aiuto?
Noi facilitiamo il loro incontro, sono loro che dal basso decidono come rendere fruttuoso questo incontro. Poi monitoriamo con l’Università di Foggia le relazioni che emergono da questi incontri e sappiamo che nascono cooperative – ne abbiamo monitorate tre -, collaborazioni – più di 30 – e nasce un ascolto che produce un dato sui reali bisogni degli agricoltori in questo momento. Questo dato poi viene rielaborato e restituito: infatti il secondo step delle contadinner sarà portare la formazione a domicilio, di nuovo nelle loro case, nell’unico momento in cui possono incontrarsi, la sera.
Parli di strumenti di agricoltura innovativi. A cosa ti riferisci?
L’agricoltura diventa innovativa quando è la cultura ad entrare in agricoltura. Notiamo che gli agricoltori cambiano se seguono questi step: relazione, condivisione con i vicini (cosa che non è scontata come dicevo prima), infine cultura (che nasce dalle relazioni). Questo bisogno di cultura, una volta incanalato attraverso strumenti online e offline, diventa una “consapevolizzazione” al cambiamento. Quindi laddove gli agricoltori fruiscono di cultura essi decidono di innovare, laddove sono soli, isolati nella loro terra, decidono di lamentarsi.
Innovare vuol dire anche stare più attenti alle tecniche con cui si coltiva? Sponsorizzate particolarmente l’agricoltura biologica?
Bisogna lavorare per far diventare la mentalità agricola biologica. Una volta che quella mentalità sarà biologica allora anche il modo di coltivare sarà coerente.
Vorrei concludere chiedendoti come è nato questo nome, Và Zapp’, a mio vedere geniale…
È nato da un momento di brainstorming in cui cercavamo un nome che fosse d’impatto ma allo stesso tempo fosse comprensibile un po’ ovunque. Sappiamo che la frase “Vai a zappare” è quella che i genitori ti dicono quando vuoi sognare, quando vuoi fare qualcosa di nuovo e di alternativo e invece loro ti chiedono di portare di nuovo i piedi per terra, come a voler tarpare le ali. Noi invece ne abbiamo voluto dare una declinazione positiva. Perché nella vita o la va o la zappa!
Andrea Degl’Innocenti
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