Dagli stereotipi di genere alla violenza di genere
Sarà capitato a tutt@ di sentire, almeno una volta, queste esclamazioni e credo che tutt@ abbiano implicitamente immaginato la prima come rivolta ad una femmina e la seconda ad un maschio. Così come nell’immaginario collettivo con molta probabilità compare nel primo caso una bambina spericolata o manesca, o con i vestiti sporchi, mentre nel secondo un bambino che nella maggior parte dei casi sta piangendo o gioca con le bambole.
Sono espressioni particolarmente esemplari per descrivere gli stereotipi di genere, in quanto evidenziano in poche parole quali comportamenti siano leciti a seconda del sesso di appartenenza. Inoltre, non possiamo ancora archiviarle come storia passata, perché sono ancora radicate nell’immaginario collettivo e viceversa non e’ chiaro a tutt@ il loro profondo legame con la violenza di genere. Anzi, siamo ancora nella fase in cui è necessario dimostrare, argomentare, portare prove a sostegno di quanto sia forte il legame tra stereotipi di genere e violenza di genere, nonché quanto sia importante operare, nelle scuole, fin dalla primissima infanzia, per eliminare la diffusione di tali stereotipi, sia nel linguaggio che nei materiali che si utilizzano, dai giochi strutturati ai libri.
Ad oggi infatti, l’educazione di genere fatica ad avere un riconoscimento strutturale all’interno del percorso educativo e trova ostacoli non solo istituzionali ma anche culturali. E’ diffusa pertanto a macchia di leopardo, a volte solo attraverso progetti esterni, limitati nel tempo, ad opera di associazioni o centri antiviolenza e viene praticata nella quotidianità dalle/gli insegnanti che, per formazione personale più che accademica, hanno maturato questa sensibilità. Nonostante ciò è un tema ampiamente dibattuto ma su cui c’è ancora molta confusione.
Il movimento NonUnaDiMeno ha dedicato un tavolo di lavoro e discussione su di essa, che considera parte integrante e imprescindibile per la scrittura del piano nazionale contro la violenza. Ampio spazio trova in questo tavolo l’analisi e la discussione di proposte per la decostruzione degli stereotipi di genere, ossia di tutte quelle azioni, linguaggi, materiali, giocattoli, libri…, che tendono fin dalla primissima età ad inculcare ruoli, desideri, comportamenti precisi legati al sesso, limitando le libertà di espressione delle bambine e dei bambini. È chiaro pertanto che sarebbe profondamente riduttivo pensare che per fare educazione di genere basti inserire un’ora a settimana nel calendario scolastico, come se si trattasse di una materia. E’ necessario piuttosto rivedere l’insieme del contesto formativo attraverso un’ottica di genere.
Per formazione personale mi sono spesso occupata del problema della connessione tra diffusione e mantenimento degli stereotipi di genere e diffusione della violenza di genere. Nel mio lavoro quotidiano di insegnante di scuola dell’infanzia (bambin@ 3-5 anni) posso toccare con mano come la decostruzione di tali stereotipi sia il primo passo per contrastare la violenza di genere, in quanto essa si manifesta, in primis, attraverso il tentativo di inculcare ruoli ben definiti legati al sesso creando una dicotomia rigida che pone tendenzialmente la figura femminile come subalterna, dedita a ruoli di cura degli altri o alla cura della propria bellezza, soggetto debole, delicato, contrapposto ad una figura maschile icona di forza, competizione, ingegno.
Creando un contesto accogliente per ogni bambin@, che non imponga alcuna caratterizzazione di ruolo legata al proprio sesso, ho potuto constatare che i bambini e le bambine mostrano di avere interessi assolutamente simili. Molto simili sono anche le reazioni emotive, che non necessariamente sono passive se si tratta di bambine e aggressive se si tratta di bambini. Di fronte ad esse si interviene, non certo usando le affermazioni citate nel titolo, ma con l’obiettivo di educare bambine e bambini al rispetto reciproco e a gestire ed imparare ad esprimere le proprie emozioni.
Rivedere l’attività didattica ed il lavoro pedagogico quotidiano secondo un’ottica di genere nella scuola dell’infanzia, non vuol dire solo lavorare sulla decostruzione degli stereotipi di genere, ma anche abbracciare determinate impostazioni pedagogiche orientate a favorire attraverso i giochi, le discussioni e le riflessioni collettive, il senso di condivisione e la valorizzazione delle reciproche differenze, riconoscendo a ogni bambin@ la propria unicità.
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