Dai Fondi 2007-2013 alla nuova programmazione, passando per il Piano Azione e Coesione. Un Cluedo tutto italiano.
Partiamo da una constatazione: l’Italia non è riuscita a utilizzare (tutti) i fondi strutturali 20017-2013, specialmente al Sud. Ad ottobre mancavano all’appello 18,6 miliardi, da spendere entro la fine del 2015. Di questi, oltre 15 miliardi nelle regioni meridionali.
Un “delitto”, sul quale sono tutti d’accordo. Il problema, restando nella metafora giuridica, è trovare il colpevole o i colpevoli. Si ha infatti l’impressione di avere davanti soltanto molti sospettati e indiziati. Dunque, ci potrebbe essere il rischio di reiterazione del reato. Se la precedente programmazione non ha funzionato, soprattutto in termini di spesa, perché quella relativa al sessennio 2014-2020 dovrebbe avere un risultato migliore? Abbiamo fatto tutto il possibile per evitare questa situazione in passato? E adesso, per il nuovo ciclo? Sono domande banali, anche un po’ ingenue, che però, in assenza di una seria analisi delle motivazioni dell’insuccesso, non offrono risposte più o meno condivise. Il che comporta, naturalmente, interpretazioni diverse e conseguenti decisioni politiche che fanno discutere.
L’Europa ha assegnato all’Italia una dotazione di 43 miliardi di euro per la programmazione 2014-2020. La quota di cofinanziamento deciso in questi giorni dal Governo per Campania, Sicilia e Calabria – agli ultimi posti nell’utilizzo dei fondi europei 2007-2013 – è scesa però dal 50% al 25%, comportando complessivamente un taglio di 8 miliardi.
Nel 2011 il Governo italiano, di intesa con la Commissione Europea, ha avviato un’azione per accelerare l’attuazione dei programmi cofinanziati dai Fondi strutturali 2007-2013. E’ stato predisposto il PAC – Piano di Azione e Coesione, interessando quattro regioni (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) per 730 milioni di euro destinati a interventi per anziani non autosufficienti (330 milioni) e prima infanzia (400 milioni) da spendere entro quest’anno. Dagli ultimi documenti pubblicati sul sito del Ministero dell’Interno, che è il responsabile dell’attuazione del Programma nazionale, al 14 novembre risultano “assegnati” 197,7 milioni di euro per i servizi di cura all’infanzia e 97,4 milioni per gli anziani, complessivamente 295 milioni, cioè due quinti del totale. L’Agenzia per la Coesione Territoriale, istituita dal precedente Governo con l’idea di farne uno strumento per migliorare e accrescere notevolmente i risultati nell’impiego dei fondi strutturali europei e dei finanziamenti nazionali per lo sviluppo, non è ancora operativa.
I risultati registrati al Sud per molti sono la dimostrazione dell’inadeguatezza e dell’inaffidabilità della classe dirigente meridionale, incapace di spendere (e di farlo bene) i fondi europei nonostante l’enorme bisogno di servizi e infrastrutture, alimentando la tentazione di dirottare altrove e per altri fini quei fondi. Per altri questa impostazione del problema è soltanto un alibi semplicemente per sottrarre risorse al Sud e fregarlo, nuovamente.
Con questo approfondimento non vogliamo risolvere, ovviamente, il dilemma o “scoprire il colpevole”, ma dare un modesto contributo alla discussione con punti di vista differenti, offrendo possibili spunti per ulteriori e opportune riflessioni.
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